Razzo sparato da una barca o da terra?


Foto AnconaInforma.it(Corriere Adiratico – 23.08.09)

Decisivi gli elicotteri all’albaVigili del fuoco instancabiliL’ipotesi: il bengala è stato sparato da terra?
Un razzo scatena l’inferno al Trave

Le fiamme bruciano otto ettari di vegetazione minacciando strada e abitazioni. Caccia aperta al piromane

Ancona Il Conero brucia ancora. A meno di un mese di distanza dall’incendio che ha devastato tre ettari di vegetazione nella zona del Poggio, le prime ore della giornata di ieri sono state “accese” dalle lingue di fuoco che si sono levate lungo la falesia di Monte dei Corvi, sopra lo scoglio del Trave. Sono arrivate a minacciare alcune abitazioni, ristoranti e la strada provinciale che conduce a Portonovo. Il tutto in un raggio di 6-8 ettari.
L’allarme all’1,26
La prima di una lunga serie di chiamate d’intervento è arrivata ai vigili del fuoco all’1,26, i quali si sono mossi subito con sei automezzi e un’autobotte. Davanti a uno scenario desolante, con le fiamme che si specchiavano nell’Adriatico e salivano andando a “mangiare” altri spazi verdi, i soccorritori hanno subito cercato di salvaguardare le abitazioni, evitando che l’incendio si sviluppasse in direzione nord, dalle parti della trattoria Sardella. Immediati i rinforzi: con il passare delle ore la zona è stata sorvegliata dalla forestale, dagli agenti della polizia, della municipale e dei carabinieri. Il compito non è stato facile: il buio e le difficoltà nel raggiungere da terra la zona hanno reso complicato il controllo del rogo. Ma con le prime luci dell’alba lo scenario è cambiato: sulla zona si sono levati due elicotteri, quello antincendio della Regione e uno dei vigili del fuoco, mentre dalla costa le operazioni sono state controllate da una motobarca dei pompieri e da un natante dalla capitaneria. I lanci d’acqua sono stati efficaci. Alle 8 il sospiro di sollievo: le fiamme non c’erano più.
Controlli e cause
L’elicottero regionale ha continuato a bagnare il terreno anche dopo lo spegnimento delle fiamme per garantirne la sicurezza, mentre la zona è rimasta controllata per ore da terra. Fortunatamente, nessun residente o turista è stato evacuato (anche se sul momento è scattato un preallarme generale) e l’incendio non ha avuto conseguenze più gravi grazie all’assenza di vento. Con il passare del tempo non si sono attivati nuovi focolai, tanto che parte del personale (giunto anche da Jesi) è stato smobilitato. Hanno lavorato in tutta la giornata ben 48 vigili del fuoco, utilizzando 17 mezzi (più l’elicottero e il natante). Ad agevolare il compito c’era anche il personale della protezione civile.
La rabbia e le indagini
Le indagini sulle cause dell’incendio sono immediatamente partite dai racconti di alcuni testimoni. Alcuni villeggianti avrebbero visto un bengala partire della spiaggia verso la “macchia”. Secondo quanto riferito dalla Forestale, ad appiccare l’incendio, attorno all’una, sarebbe stato un razzo di segnalazione lanciato all’altezza del Trave, senza escludere che ne fossero stati sparati altri. Insieme alla capitaneria, gli inquirenti stanno ricostruendo i movimenti delle imbarcazioni in quel tratto di mare alla ricerca dei responsabili. E’ ancora presto per stabilire se l’obiettivo fosse quello incendiare l’area del parco naturale (una falesia interessata da movimenti franosi e percorsa da profondi calanchi), se si sia trattato di un errore o di una bravata finita nel peggiore dei modi. Nel corso della giornata sono state ascoltate diverse persone, alcune delle quali hanno fornito spontaneamente informazioni per arrivare ai responsabili. La loro collaborazione potrebbe rivelarsi preziosa.

 Sindaco e questore
“Preservata l’incolumità dei cittadini”
Ancona “L’incendio avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Lo ha sottolineato il questore Giorgio Iacobone, reduce da un sopralluogo aereo nella zona insieme al prefetto Claudio Meoli, a bordo dell’elicottero della protezione civile. “Fortunatamente – ha detto Iacobone – la sinergia operativa fra vigili del fuoco, corpo forestale, protezione civile e forze di polizia ha funzionato alla perfezione. Il rogo è stato circoscritto prima che potesse lambire le case, subito messe in sicurezza, e l’incolumità degli abitanti non è mai stata realmente a rischio”. Per chi ha visto le fiamme avvicinarsi alla propria abitazione ci sono stati attimi di vero terrore. Con il prefetto, che si è insediato in città da pochi giorni, il questore ha incontrato alcuni di questi residenti, ancora sotto choc. Quanto alla barca dei piromani – tuttora ricercata – e al bengala lanciato alla cieca Iacobone parla di “un esempio di stupidità umana. Un gesto irresponsabile, che avrebbe potuto fare danni molto, molto seri”.
Ha seguito l’evolvere della situazione anche il sindaco Gramillano, in contatto con Guido Paolini, vice comandante della polizia municipale. I vigili urbani sono arrivati sul posto attorno alle quattro e in tarda mattinata era ancora in strada con il compito di regolare la viabilità, sempre molto intensa verso il mare, considerato che l’autobotte dei vigili del fuoco era su strada: i pompieri hanno poi fatto la spola lungo il sentiero con mezzi più piccoli. Gramillano stava per recarsi sul posto attorno alle 9.30, quando ha avuto rassicurazioni proprio da Paolini sul fatto che la situazione era sotto controllo. “Un fatto veramente brutto – commenta il primo cittadino -. Se fosse confermato che tutto è partito da un razzo, sarebbe veramente sciagurata la persona che l’ha lanciato”.

(Il Messaggero – 23.08.09)

Notte di paura. Il rogo all’1.15, bloccato il traffico sulla provinciale del Conero. Timori per i turisti che bivaccavano a Mezzavalle, multate tutte le auto
Mare di fuoco sfiora le case alla Sardella
Razzo lanciato da una barca incendia la rupe: bruciati 15 ettari di macchia, fuga dalle abitazioni

Un razzo di segnalazione lanciato da una barca scatena l’inferno sul Conero. A fuoco 15 ettari di macchia alla Sardella, lungo la falesia che degrada verso il mare, dietro l’omonima trattoria. Famiglie in fuga da una ventina di case, lambite dalle fiamme. Minacciati anche il ristorante e, seppur più da lontano, le ville dei vip. Interrotta la statale del Cònero, con la paura di quello che sarebbe potuto succedere se si fosse levato il vento ad alimentare l’incendio. «Un dramma annunciato – dice Otello Carloni, titolare della Trattoria Sardella – perché più volte abbiamo segnalato ai vari enti il pericolo roghi in questa zona dove la vegetazione non viene curata. Abbiamo rischiato tutti di morire».
L’incendio è scoppiato intorno all’1.15. A quell’ora è arrivata una telefonata ai vigili del fuoco da parte di un pescatore: era in mare all’altezza del Trave e ha visto le prime fiamme. L’uomo ha riferito di aver notato la luce rossa di un bengala, razzo per la segnalazione di eventuali pericoli, lanciato da un’imbarcazione ormeggiata sotto costa. Dalla centrale di via Bocconi sono partite le prime autobotti. Mentre i pompieri raggiungevano il luogo sono arrivate altre chiamate, di bagnanti accampati per la notte a Mezzavalle e di altri diportisti. Le sirene dei mezzi di soccorso hanno fatto capire che stava accadendo qualcosa di grave. Tutto intorno un’enorme nube di fumo ha avvolto la zona raggiungendo poi anche le frazioni e i quartieri vicini. Gli abitanti hanno aiutato i vigili del fuoco ad individuare, da monte, il punto esatto del rogo che è partito a pochi metri dal mare. Per passare con le autobotti e raggiungere il versante interessato è stato rotto il lucchetto di un cancello di un’area demaniale prima affidata alla Marina e ora in pieno degrado. Attraversando la fitta vegetazione i pompieri hanno imbracciato per spegnere le fiamme che salivano da basso. La mancanza di vento ha giocato a favore dei pompieri che hanno circoscritto il fuoco e lavorato incessantemente fino alle 11 del mattino. Alle 6 si è alzato in volo l’elicottero della Protezione civile che, lanciando l’acqua dall’alto, è stato fondamentale per spegnere gli ultimi focolai, irraggiungibili sulla falesia scoscesa, a picco sul mare.
Durante la notte è stata chiusa la strada provinciale del Conero. Avvisato il Corpo forestale dello Stato è stata aperta un’indagine per incendio boschivo doloso. La Capitaneria di Porto è uscita in mare per identificare i proprietari delle imbarcazioni presenti nello specchio d’acqua sotto la zona dell’incendio. Gli uomini della forestale hanno anche raggiunto i bagnanti di Mezzavalle, e fatto multare diverse auto in divieto di sosta, che hanno complicato le operazioni di soccorso. Ora è caccia al responsabile. L’ipotesi è quella di una bravata. Nessuna barca a quell’ora era realmente in difficoltà tanto da lanciare il razzo dell’sos. Un sopralluogo della zona in elicottero è stato effettuato alle 12 dal nuovo prefetto Caludio Meoli e dal questore Giorgio Iacobone che ha commentato: «Lanciare un bengala è stato un gesto irresponsabile che avrebbe potuto procurare danni seri».