(Corriere Adriatico – 30.07.09)
Mezzavalle, il sindaco e i falò notturni
Tra leggende e notti in bianco la sabbia chiara è diventata un simbolo da difendere
Ancona Ci dispiace. Per Emilia, Giacchetti, Gianni, Paolo, i Fiorini, davvero ci dispiace. Ma quando si parla di Mezzavalle è come se l’Anconetano per antonomasia si materializzasse davanti ai nostri occhi. Lui, il padre di tutti gli anconetani: l’anarchico, la cottiga (tirchio, dialetto) non in senso stretto ma per atavico squattrinamento; un po’ ambientalista e un po’ scucito. Ma anche il cuore grande che quando stai giù in spiaggia, ti invita a mangiare e con te divide la vita. Uno che non gliene frega “gniente” del mondo ma non toccargli Mezzavalle e guai ai diportisti invadenti che fino all’anno scorso arrivavano a cinquanta metri dalla riva con la sfacciataggine di irridere chi gli faceva osservare che stava violando palesamente il codice. L’Anconetano ignorante, la battuta che ti fa spaccare dal ridere, al limite del sarcasmo, feroce, adorabile.
Una trincea tra acqua e monte
Mezzavalle è tutta lì, una trincea bianca srotolata tra acqua e monte: davanti ha trecento metri di acqua da difendere, dietro lo stradello con pendenza del 1000 per cento. Lo stradello, ecco: solo il Padreterno sa quante cagnare ha generato lo stradello di Mezzavalle tra marito e moglie. E i portatori sherpa? C’è gente, la domenica mattina che scende con dei frigo portabili con un peso sulla schiena da collasso. Eppure il fascino della spiaggia da conquistare, da sudare, da risalire non ha prezzo. E’ assoluto, selettivo, ideologico, senza tempo: Mezzavalle si ama o si odia, come gli idoli sportivi pià contestati.
C’è un sindaco (forse più di uno)
Mezzavalle, da sempre, ha un sindaco. L’ex saltatrice in alto, Roberta Bugarini con il suo “me dai una chigaretta” aveva incoronato Alessandro (nome in codice, Alesindaco) quindici anni fa, Ale quello del capanno degli strapazzoni, sotto la cupola verde del pitosforo. Mezzavalle e i capanni: una storia che non c’è più. L’arrangiarsi anconetano è stato spazzato via dalle ruspe, dieci, venti anni fa. Solo natura ora (e che natura). Altri sindaci: Mirco. Oggi ci dicono sia Matteo, il testimone passa. Mezzavalle resta.
Il must della notte di San Lorenzo
Quando i controlli non erano controlli, fare la notte a Mezzavalle guardando le stelle a San Lorenzo era il passaporto per l’età adulta e, prima ancora, per qualche struscio con la “mecca” (la fidanzatina) sognata da cento notti. Adesso la sicurezza esige, tutto esige, ma nelle maglie dei controlli – insieme a qualche sventola di verbale – qualche notte ci scappa ancora.
Il ristorante, tra ieri e oggi
E’ “il cuntadì”, cioè il contadino. Sarebbe Luciano Moresi, il proprietario del ristorante-bar, ancora oggi unico simil baluardo – lontanissimo – di una traccia di consumismo. La moglie Gabriella, la figlia Sonia. Oggi hanno ceduto la gestione, si dice. Quante volte su e giù con il trattorino e prima ancora quante volte su e giù a piedi. I ragazzi dicono che non brillava per simpatia ma quando devi rispondere a centinaia di persone che ti chiedono di tutto: lo stuzzicadenti, il fiammifero, il “limò” e magari non ti consumano niente, tu ce la fai a essere tutto a tutti?
Ferragosto, notti indimenticabili
La vera Mezzavalle, lo dicono tutti, era vent’anni fa. I ragazzi di oggi hanno lo stesso sangue anconetano e un po’ di capacità di arrangiarsi, ma quello che ricordano i quarantenni, i cinquantenni sono autentici affreschi. Della spiaggia e dei personaggi. I falò di Ferragosto – quattro, cinque – accendevano il litorale dal Trave fino a Portonovo. Si preparavano tutta l’estate conservando il legno che ti consegnava il mare. Tra un falò e l’altro i lumini ricavati con le lattine tagliate a metà. Oppure con un filo tra gli ombrelloni e le bottiglie di plastica sempre tagliate vicino al collo, con le candele avvitate. Vederlo da fuori, uno spettacolo.
Eroi e follia, le mille leggende
Gli scuciti di Mezzavalle sono mille per definizione. E si rigenerano: c’è chi ricorda Tiziano “il selvaggio”, un vicentino figlio dei fiori che arrivava sempre con il giglio, capello bianco e piuma di gabbiano in testa, filo intorno alla vita e uno straccio per costume. Poi i canoisti di Varano, i ragazzi di Posatora, Tonì de Candia (che oggi sta a Lampedusa, il milord). C’è tempo per parlare anche dei folli che hanno affrontato lo stradello in macchina: tra gli altri, l’episodio dei due ubriachi con la Diane, recuperati dai carabinieri con la campagnola, ha fatto storia. C’è stato un periodo, quando buttarono giù i capanni in cui si diceva che avrebbero fatto la seggiovia per farne la spiaggia del 2000. Poi quattro anni fa vennero le firme contro i pontili di attracco, un trionfo. E Mezzavalle resiste: scucita, anarchica. Sette minuti a scendere, venti per risalire.